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La Pubblicità Pay Per Click e paghi solo se cliccano

Il Pay Per Click è uno strumento pubblicitario che permette all’inserzionista di non spendere nulla fino a che l’annuncio non riceve click da parte degli utenti.

Attivare una campagna Pay Per Click è anche un ottimo stratagemma per far guadagnare visibilità al tuo sito web e posizionarti ai primi posti della Serp dei motori di ricerca.

Con il Pay Per Click si genera un processo che rende immediato il risultato di una ricerca organica

Puoi sfruttare la possibilità di avere immediatamente una visibilità che di solito richiederebbe settimane o mesi e poter così raggiungere i clienti fin da subito.

La SEO, infatti richiede del tempo per essere efficace, ma se la tua azienda non può aspettare, perché deve reclamizzare un prodotto o servizio, in offerta oppure stagionale, troverai nel Pay Per Click la giusta soluzione.

Certo, non sempre devi aspettarti un risultato immediato. Dovrai pianificare le tue inserzioni cercando di guardare al futuro, nell’ottica di consolidare la tua clientela.

Successi parziali ottenuti nel breve termine possono dare l’illusione che la campagna pubblicitaria funzioni meglio del previsto ma non sempre è così.

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Una campagna Pay Per Click destinata a pubblicizzare un prodotto complesso deve necessariamente essere ben strutturata

Un progetto Pay per Click efficace, potrebbe richiedere anche mesi per arrivare a funzionare come si deve e maturare risultati concreti e duraturi.

Devi però sapere che potrai decidere il costo massimo per clic che sei disposto a pagare. Una volta stabilito il budget, si dovrà pensare a come creare l’inserzione.

La prima cosa da fare è quella di scegliere keywords idonee al tipo di annuncio.

Le parole chiave, derivate dai termini di ricerca che i potenziali clienti utilizzano per le loro query, sono essenziali per l’efficacia dell’inserzione.

Potrà capitare che le keywords scelte siano le stesse usate dai tuoi concorrenti e in questo caso lo sforzo andrà diretto nel realizzare un’inserzione particolarmente attrattiva e originale.

Fino a questo punto le notizie sono confortanti. Con il Pay Per Click puoi pianificare quanto spendere, e soprattutto paghi solo se il cliente clicca sull’annuncio. Ma riuscire a creare una campagna efficace non è facile. Ci vuole esperienza e intuito senza i quali si rischia di non raggiungere gli obiettivi prefissati e noi di MG Group Italia potremo darti tutto il supporto necessario per la creazione di una campagna ottimizzata.

Bisognerà condurre un’accurata indagine di mercato relativamente al prodotto o al servizio che vuoi promuovere.

Dovrai cercare le parole chiave derivate dai termini di ricerca che il potenziale cliente utilizzerà per cercare il prodotto che vendi.

Il testo e la grafica degli annunci dovranno essere attraenti e sempre in tema con quanto vuoi pubblicizzare, così da attirare l’attenzione del potenziale cliente e non dimenticare di studiare quello che fanno i tuoi competitor.

Le campagne Pay per Click con AdWords

La principale risorsa per le campagne Pay Per Click naturalmente è Google.

Con il servizio AdWords realizzi una campagna pubblicitaria sia a livello globale che mirata, per aggredire le aree geografiche che ti interessano di più.

AdWords dà la possibilità la possibilità di creare diversi tipi di inserzioni:

  • Gli Annunci della rete di ricerca nei quali, l’inserzione, con link ipertestuale, verrà visualizzata tra i primi risultati della ricerca organica di Google;
  • Gli Annunci display, che comprendono sia il testo, i banner, le inserzioni su Gmail e Applicazione, che serve per creare una campagna specifica per determinate categorie di app;
  • Gli Annunci video, attraverso il canale Youtube;
  • Campagna universale per App, per promuovere la tua App su Ricerca Google, Google Play, YouTube e all’interno di altre app.

Queste sono le soluzioni disponibili al momento, ma parlando di Google, si sa, le cose sono sempre in evoluzione. Le continue modifiche dei suoi algoritmi non vengono quasi mai divulgate ma vanno sperimentate sul campo.

Secondo le ultime novità, sembra che la soluzione migliore sia quella di dare massima autonomia ad AdWords, riguardo la categoria dell’offerta, il posizionamento e anche relativamente alla dimensione e forma dei banner.

All’inserzionista rimane la scelta di determinare a quale target di clienti rivolgere l’annuncio.

A carico suo anche la parte testuale e grafica dell’inserzione, nonché le keywords giuste e magari uno slogan efficace.

Le parole chiave fanno sempre la parte del leone. Keywords competitive e budget bassi non sono la soluzione ideale ma con gli opportuni strumenti si possono ottenere buoni risultati.

Ricorda, che se hai già delle campagne in corso, è consigliabile, modificare periodicamente le inserzioni.

Potrai intervenire sul testo, cambiare le parole con sinonimi, scrivere numeri al posto di lettere ecc.

I vari tipi di inserzioni Pay Per Click

Oltre agli annunci di testo e ai banner, le inserzioni Pay Per Click possono essere fatte anche sotto forma di video, per quanto riguarda il canale Youtube, oppure si può usare il sistema degli acquisti in app nei dispositivi mobili.

Ci sono delle regole importanti per mantenere una campagna pay per click efficace.

Le campagne devono essere monitorate e ottimizzate secondo un processo di continuo miglioramento.

Le parole chiave che hanno un minor rendimento andranno eliminate in favore di quelle più efficaci.

Attraverso strumenti di analisi come Google Analytics potrai stabilire quali sono gli utenti per te più redditizi e quindi orientare la campagna verso quel target.

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Le alternative ad AdWords nel Pay Per Click

AdWords è il sistema più conosciuto, ma non è certamente l’unico. Qui di seguito alcune alternative:

  • Bing Ads, meno strutturato e completo di AdWords ma con costi più bassi. Il pubblico raggiunto non è ampio come quello di Google e gli annunci sono visualizzati su Bing e Yahoo. Sebbene questi due motori di ricerca non abbiano un grandissimo numero di utilizzatori, con Bing Ads sarà possibile raggiungere fasce di mercato che con AdWords sarebbero sature.
  • Ad Roll, una piattaforma di retargeting che ha il grande punto di forza di poter accedere all’FBX, il database di Facebook. Gli svantaggi forse sono di avere le tariffe un pò troppo alte.
  • Yahoo Gemini, non può competere con Google per quanto riguarda i volumi di ricerca ma le sue tariffe sono incredibilmente basse. Usa un sistema di targeting demografico che consente di raggiungere una nicchia di clienti diversa da quella di AdWords. Inoltre, è molto user friendly ed è facile configurare una nuova campagna partendo da zero.

Quali sono i veri vantaggi del Pay Per Click?

E’ una forma di pubblicità molto meno costosa, rispetto a quella cartacea o radio televisiva.

Intendiamoci, se il budget è elevato si può costruire una campagna Pay Per Click da migliaia e migliaia di euro. Chi ha meno risorse, troverà nel Pay Per Click la soluzione ideale per raggiungere velocemente risultati.

Con il Pay Per Click potrai raggiungere gli utenti veramente interessati ai servizi o ai prodotti che vuoi promuovere. Lo scopo non è solo quello di attirare pubblico generico sul sito, giusto per incrementarne le visite.

L’immediata visibilità dell’inserzione consente di pianificare anche offerte stagionali.

Se vuoi un aiuto per realizzare e poter monitorare delle campagne Pay Per Click efficaci, affidati a dei professionisti. Contatta subito Mg Group, web agency a Pavia (tra le varie sedi). Potrai ricevere soluzioni personalizzate in linea con le tue esigenze.

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Il Neuromarketing e i processi decisionali

In un mercato saturo di stimoli pubblicitari, dove migliaia di marche bombardano costantemente il pubblico, l’emergente disciplina del Neuromarketing è di forte interesse per gli studiosi del settore. Incentrata sullo studio dei processi mentali che soggiacciono alle decisioni, il Neuromarketing è fondamentale per la comprensione dei meccanismi cerebrali al momento dell’acquisto e per poter esercitare un certo potere di influenza sulle scelte del consumatore. 

Che cos’è il Neuromarketing?

Il Neuromarketing è, in poche parole, l’applicazione della neuroscienza al allo scopo di analizzare i processi irrazionali che avvengono nella mente del consumatore e che influiscono inconsapevolmente sulle decisioni di acquisto oppure sul maggiore o minore coinvolgimento emotivo nei confronti di un brand. Questo consente di comprendere l’eventuale efficacia persuasiva dei messaggi pubblicitari e di risolvere tanti dubbi legati alle preferenze e alle scelte dei consumatori. 

Il Neuromarketing si distingue dalle altre discipline per la prospettiva scientifica che lo caratterizza. Non si tratta, infatti, di leggere ed interpretare la mente, ma della applicazione di un vero e proprio metodo scientifico e di una serie di studi condotti in laboratorio e altamente controllati. Per la prima volta con il Neuromarketing e con processi mentali del cervello del consumatore, i brand hanno la possibilità di addentrarsi nell’80% delle decisioni più o meno inconsapevoli degli individui per comprendere a fondo quello che pensa il cliente.

Gli strumenti del Neuromarketing

La risonanza magnetica funzionale e l’elettroencefalogramma consentono di ottenere le immagini del cervello al momento della ricezione di stimoli esterni o durante lo sviluppo di un’attività, mostrando quali aree cerebrali nello specifico si attivano. Questi strumenti sono un’importante fonte di informazioni ma hanno un costo molto elevato.

L’eye-traking è una tecnica che permette di analizzare il punto di fissazione oculare e di registrare la dilatazione e la contrazione delle pupille. Questa funzione può essere molto utile poiché è stata riscontrata una correlazione tra la dilatazione della pupilla e l’interesse o l’attenzione dell’individuo nei confronti di uno stimolo e tra la contrazione della pupilla e l’avversione o il disgusto verso un determinato stimolo.

La misurazione della risposta galvanica della pelle consente di misurare le variazioni nelle proprietà elettriche della pelle, in seguito alla variazione della sudorazione. Alcuni studi hanno evidenziato la relazione tra il segnale GSR e alcuni stati mentali, come stress, stanchezza e coinvolgimento, per questo motivo questa tecnica può essere di grande interesse per i marketer.

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I segreti dei consumatori

Grazie al Neuromarketing il processo decisionale alla base di tanti acquisti non è più un mistero inesplorabile. Di seguito i quattro grandi ambiti in cui questa nuova disciplina ha apportato eccellenti risultati.

  • L’olfatto. I sensi hanno un potere evocativo molto potente. Il cervello ricorda molto meglio gli odori ed è in grado di processarli a livelli di subconscio più profondi rispetto agli stimoli che riceve tramite la vista. È il senso maggiormente emozionale e, pertanto, uno di quelli che funziona meglio per instaurare un rapporto profondo con il cliente. Ora le marche approfittano dell’olfatto attraverso il marketing olfattivo: per esempio, i supermercati posizionano i forni in modo strategico cosicché i clienti siano stimolati a comprare di più. Al giorno d’oggi, il 35% delle marche possiede un “odotipo”, un odore che rievoca la marca e che provoca nel consumatore sensazioni associate alla stessa
  • L’attrazione per il pericolo. Il marketing ha spesso utilizzato la paura e le allerte sanitarie per provocare reazioni nei consumatori. La logica che sta dietro a questo processo è che tutti avvertiamo il pericolo e proviamo il sentimento di paura. Però, questo, non funziona come ci si aspetterebbe: per esempio, nonostante le campagne pubblicitarie legate al rischio provocato dal fumo del tabacco, milioni di persone continuano a fumare. E, secondo gli studi neurologici, questo succede perché questi messaggi inquietanti attivano il nucleo dell’ansia, facendo sì che i fumatori non solo non vogliano smettere ma sentano anche un maggior bisogno di accendere una sigaretta.
  • Il nome della marca è un altro elemento fortemente influente e attiva risposte cerebrali subcoscienti differenti, cosicché, tra le altre, il naming è una strategia vitale per assicurare il successo.
  • I colori, nella pubblicità e nelle neuroscienze, rappresentano un mondo che viene studiato approfonditamente per la capacità di modificare idee ed emozioni associate ad una marca.

 

Applicazione del Neuromarketing: Pepsi e Coca-Cola

Celebre esempio di Neuromarketing è la campagna pubblicitaria lanciata nel 1975 dalla PepsiCo per cui i consumatori venivano sottoposti ad un esperimento: si facevano assaggiare sia la Pepsi che la Coca-Cola senza che i soggetti sapessero quale fosse una e quale l’altra. I consumatori dovevano indicare la loro preferenza in termini di gusto e la maggior parte degli intervistati preferirono senza alcun dubbio la Pepsi. Nonostante questi risultati, Coca-Cola continuava ad essere l’impresa con la maggior quota di mercato.

Perché Pepsi non era leader del settore delle bibite gassate nonostante fosse la preferita per il suo sapore? 67 volontari furono collegati ad un tomografo e ad una risonanza magnetica durante l’assaggio di entrambe le bibite: si notò che, quando questi bevevano si attivavano le zone relazionate al sistema di ricompensa del cervello. Ma quando venivano mostrate le marche delle bibite nei volontari si attivava la corteccia prefrontale mediale, la zona del cervello che si occupa del pensiero superiore che genera una serie di immagini e le relaziona a sensazioni e sentimenti. Grazie a tutto ciò che il brand era in grado di provocare in modo incosciente e inconsapevole, Coca-Cola continuava ad essere leader nel settore.

Siamo esperti in Neuromarketing e studiamo da anni i processi decisionali di potenziali clienti e consumatori.

Affidati alla nostra web agency a Pavia, tra le nostre varie sedi, una delle più innovative del territorio.

Contattaci e studieremo la migliore strategia di comunicazione adatta al tuo business

MG Group Italia

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Apple: storia della mela più famosa al mondo

In un mondo come quello odierno, caratterizzato da un’ottica di comunicazione coordinata ed integrata, in una prospettiva di comunicazione push in cui, a differenza del passato, è il cliente a dovere sentirsi spontaneamente attratto dal brand, è diventato ancor più fondamentale per le aziende contraddistinguersi dalle altre al fine di essere scelte. È necessario che un brand studi la sua posizione sullo scenario di mercato rispetto, soprattutto, al posto occupato dagli altri competitors da cui cercherà di differenziarsi.

Corporate Identity: cos’è e perché è importante?

La Corporate I’identity è l’identità dell’azienda o, meglio ancora, l’immagine dell’azienda così come viene percepita dal consumatore, alla base, quindi, di comunicazione e marketing. Componenti fondamentali – come nel caso delle persone fisiche – sono il nome e il logo: il nome ne permette l’esistenza e attraverso il logo passa la rappresentazione dei valori e della mission, tale come si intende venga percepita dai clienti. È evidente come avere un’identità ben definita e opportunamente confezionata significa avere un nome e un marchio rappresentativi della realtà in questione.

Apple: un esempio unico

Esempio per eccellenza di comunicazione pubblicitaria vincente è l’arcifamosa Apple fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne nell’aprile del 1976. Proprio attraverso un ingegnoso lavoro di comunicazione pubblicitaria, la Apple ha fatto della propria brand identity la forza della sua strategia di marketing, tanto da trasformare i suoi prodotti in uno status symbol e il proprio marchio in una vera e propria categoria sociale.

Dalla prima all’ultima mela: storia del logo

Il primo logo, disegnato nel 1976 da Ron Wayne, consiste in un semplice disegno in bianco e nero, simile ad una vecchia etichetta americana, in cui compare Newton intento a leggere sotto un albero da cui sta per cadere una mela. Il logo raccontava l’episodio leggendario che avrebbe preceduto di pochi istanti l’intuizione geniale del fisico inglese e, nonostante la creatività e i molteplici significati, si rivelò un vero e proprio disastro: la mela era difficile da notare in mezzo ad una quantità eccessiva di dettagli e il disegno non si prestava al cambio delle dimensioni.

Fu così che Jobs, dopo averlo scartato, si rivolse a Rob Janoy – disegnatore tra i più creativi del tempo e creatore del logo di IBM (unico competitor di Apple al tempo) – per l’ideazione di qualcosa di più semplice e d’impatto. Da qui la nascita della famosa mela, usabile, appetibile e affidabile, inizialmente monocromatica e poi a righe, con i colori dell’arcobaleno.

Nel corso della storia dell’azienda californiana si sono registrati tanti cambiamenti che hanno visto alti e bassi e il licenziamento dello stesso fondatore. Negli anni ’90, con il rientro di Steve Jobs, ci si trovava in mezzo ad un nuovo scenario di mercato che comportò, tra gli altri cambiamenti, una ri-ideazione del logo: IBM non era più un vero competitor, l’arcobaleno aveva perso il suo fascino e i pubblicitari di Apple erano arrivati alla conclusione che i clienti, in realtà, erano affezionati alla mela e non al modo in cui veniva personalizzata e ai suoi colori. Da qui l’idea della mela che gioca sui toni del bianco, del grigio e del nero, terzo e ultimo logo, utilizzato dal 1998 e che ancora oggi vanta le stesse caratteristiche.

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Le campagne pubblicitarie: ‘Think Different’

Se si analizzano, invece, brevemente, le principali campagne pubblicitarie Apple, si nota subito come l’accento venga sempre posto sul valore alternativo dei prodotti Mac, in perfetta coordinazione con il payoff del brand che è ‘Think Different’.

La prima campagna risale al 1997 e lascia spazio ai personaggi rivoluzionari del ‘900 con l’intento di suggerire l’associazione al carattere innovativo dei prodotti Apple. L’attenzione è focalizzata sul mondo di valori dietro al brand Apple, ragione per cui intenzionalmente non compare mai il computer pubblicizzato.  È un approccio fortemente originale che fa scuola tra i pubblicitari di tutto il mondo e che in un certo senso si riafferma con la più famosa campagna del 2005, con cui Apple sfida in modo esplicito Windows, il rivale di sempre. In questi spot, i due marchi si presentano nelle vesti di due personaggi in carne e ossa: due giovani uomini, uno infagottato in un brutto completo giacca e pantalone (Windows) e l’altro in un disinvolto look jeans e t-shirt (Mac), che si prestano ad una serie di simpatici scambi verbali in cui emergono tutte le qualità del Mac e, al contempo, l’inaffidabilità e la difficoltà dell’uso degli ordinari pc. Anche qui il confronto va ben oltre i due computer: vengono messi a confronto due diversi approcci all’informatica, due diverse filosofie di vita in cui lo stile Mac risulta inevitabilmente più attraente, informale e divertente.

Il primo spot ha dato il via ad una lunga serie che ha segnato la pubblicità degli ultimi anni e in cui si alternano campagne focalizzate sul prodotto e campagne dedicate al mondo dei valori legato al marchio. È indubbio che, attraverso i diversi canali coerentemente integrati tra loro, Apple rappresenta l’esempio per eccellenza di costruzione di una brand identity solida e immediatamente riconoscibile, fondata su creatività e coerenza stilistica.

Il segreto di Steve Jobs

Il successo dell’azienda rimane tuttora indiscusso, anche a distanza di anni, e smentisce il pensiero di alcuni secondo cui alla base dell’acquisto dei prodotti Apple vi è fondamentalmente l’idea di abbracciare una moda. Innovazione ed eccezionale design dei prodotti, strategie studiate di marketing e comunicazione sono in realtà il vero motivo del successo Apple.  Ogni nuovo modello e ogni nuovo prodotto sono in grado di suscitare un fortissimo coinvolgimento per i consumatori e la fidelizzazione è tale che gli amanti del brand sono disposti alla strenua difesa di errori tecnici o problemi, come è accaduto nel caso dell’Iphone 7.

Steve Jobs, riconosciuto e celebrato come il più grande visionario dei nostri tempi, ha svelato il suo segreto, la vision thing alla base dell’ineguagliabile abilità di portare sul mercato prodotti considerati irresistibili.

“Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life. Don’t let the noise of others’ opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition… Stay hungry. Stay foolish.” 

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Navigare con smartphone, come migliorare l’esperienza utente

La diffusione globale degli smartphone ha fatto si che ormai le pagine Internet visitate tramite questi dispositivi, siano molte di più rispetto a quelle visualizzate da computer Desktop o Notebook.

Il crollo delle vendite di computer, sia fissi che portatili è un segnale chiaro: molte persone usano il dispositivo mobile come unico mezzo di navigazione.

L’utente pretende dalla navigazione mobile un’esperienza appagante

Addirittura, molte ricerche in internet, ormai vengono effettuate da mobile anche nel caso si abbia un pc a portata di mano.

L’utente, non considera più l’esperienza Internet mobile, come un surrogato di quella che può essere ottenuta da desktop. Pretende un’esperienza piena ed appagante.

L’obiettivo di rendere facilmente fruibili i contenuti tramite dispositivi così piccoli, si ottiene attraverso siti web dal design responsive. Questo permette che il layout si adatti alle diverse risoluzioni degli schermi rendendo così più fruibili i contenuti e la navigazione del sito.

Il vantaggio di avere un sito responsive è anche quello di poter lavorare con un unico layout che funziona su tutti i dispositivi, smartphone, tablet, computer e anche eventuali dispositivi futuri.

Visto il costante aumento degli accessi ad internet via smartphone e tablet, Google, rivolge sempre più attenzione all’esperienza di navigazione attraverso i dispositivi mobili.

Un sito responsive è avvantaggiato rispetto a quelli che non lo sono, proprio grazie alle sua proprietà di essere auto adattabile a seconda del dispositivo utilizzato.

Al contrario i siti non mobile friendly potrebbero subire una penalizzazione ed essere retrocessi a livello di posizionamento.

Non adeguare il proprio sito al mobile vuol dire mettere in difficoltà l’utente, che per visualizzare correttamente le informazioni sarà costretto a zoomare il contenuto e dovrà destreggiarsi con link minuscoli e poco visibili.

Si capisce bene che di fronte ad esperienze di questo tipo l’utente si innervosisce, abbandona la navigazione e va a cercare un sito che sia più facilmente navigabile.

Immaginiamo una situazione del genere in un sito di e-commerce e a quanti clienti si possono perdere.

La chiarezza dei contenuti è fondamentale per convincere il cliente a scegliere e quindi comprare.

Gli acquisti in Internet attraverso il dispositivo mobile

Gli acquisti online, nel nostro paese, non solo sono aumentati, ma per buona parte vengono fatti attraverso lo smartphone, sia da web che attraverso un’app.

Non molto tempo fa dallo smartphone si dava solo una veloce occhiata al prodotto da acquistare, e una volta scelto, lo si ordinava successivamente dal computer di casa. Oggi, molti potenziali acquirenti considerano il mobile uno strumento definitivo per i loro acquisti, arrivando tramite esso a fare anche la transazione vera e propria.

Quando un utente, navigando con il proprio smartphone, arriva su un e-commerce che non è mobile friendly, ci sono ottime probabilità che lo abbandoni a causa della navigazione poco agevole.

Le sue preferenze si orienteranno così verso un e-commerce concorrente.

Meglio un sito ottimizzato per lo smartphone oppure un’App?

Il primo vantaggio del sito è che l’utente può incontrarlo per caso durante la navigazione.

Il sito responsive trasmette sempre la sensazione di essere più ricco di informazioni rispetto ad una App.

Le app al contrario dei siti web non sempre richiedono la connessione. Si dimostrano più interattive, sono adatte per fare e-commerce e possono inviare notifiche.

In ogni caso per valorizzare l’esperienza di navigazione sarebbe opportuno sviluppare sia un sito responsive che la relativa App, soprattutto se si tratta di un e-commerce.

Con una call to action ben studiata che invita ad installare l’app, si fidelizza l’utente che otterrà un valore aggiunto e un esperienza che va oltre quella fornita dal sito.

Durante la fase di sviluppo di un sito responsive, la grafica andrà snellita e si potrà decidere se ridurre la visibilità solo ad alcuni contenuti.

Difficilmente chi naviga da mobile sarà interessato a menu secondari come i “credits”, “chi siamo” ecc.

Potrebbe essere opportuno progettare una diversa gerarchia dei contenuti, i quali per garantire all’utente una migliore esperienza, andranno ordinati secondo una priorità differente rispetto al sito desktop.

Un sito mobile friendly può essere creato usando i cms più diffusi come WordPress e Joomla che permettono infatti di realizzare siti responsive senza che si conosca html o css.

Se però vogliamo che il nostro sito abbia un layout personalizzato e un ottimizzazione più mirata, come la possibilità di poter eliminare contenuti superflui, allora sarà necessario intervenire manualmente sul codice di programmazione.

E’ il caso di loghi e scritte che sul sito desktop sono d’effetto e ben visibili, ma da mobile, sono troppo piccoli da poter essere visti chiaramente oppure diventano troppo invadenti.

Un sito su misura per il mobile sarà leggero e focalizzato sui contenuti, con un menu di navigazione chiaro e ben visibile. Deve essere lineare e facilmente navigabile senza pop up invadenti o banner pubblicitari troppo grandi.

Un altro vantaggio del design responsive è quello che consente di poter lavorare su di un unico sito. Non sarà infatti necessario dover usare un altro dominio per creare un secondo sito specifico per il mobile.

Così facendo si eviterà di creare contenuti duplicati che potrebbero portare a penalizzazioni da parte di Google.

Un sito specifico per il mobile avrà tempi di caricamento più rapidi, facendo si che gli utenti usufruiscano comodamente di contenuti che sarebbero altrimenti pienamente godibili solo da desktop.

I vantaggi della navigazione da Smartphone quando si è in movimento

I dispositivi mobili sono sempre più usati per cercare informazioni pratiche quando si è in giro. Indirizzi o indicazioni, così come recensioni di prodotti o servizi.

L’utente deve arrivare velocemente al contenuto che vuole, così da poterlo consultare a colpo d’occhio.

Lo smartphone, permette di accedere rapidamente a contenuti tramite QR code che l’utente può trovare ormai ovunque.

Questo permette di scoprire offerte, leggere pubblicità oppure essere usato come tessera fedeltà in tanti punti vendita.

Sfruttando le funzioni di localizzazione, si potrà rendere l’esperienza ancora più completa.

Ormai tutti gli smartphone e tablet dispongono di una funzione di geo localizzazione che può essere sfruttata per dirigere l’utente verso un luogo particolare, come un ristorante oppure un’attrazione turistica.

Se vuoi che il tuo sito web sia apprezzato anche nella navigazione da smartphone, se il tuo e-commerce non è mobile friendly e non vuoi perdere clienti, contatta subito Mg Group, una delle migliori web agency a Pavia.

I nostri esperti  in siti web ad Arezzo, sapranno consigliarti le giuste soluzioni per essere sempre competitivo.

 

 

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Ultime notizie sullo scandalo Facebook

Il social network si trova nel bel mezzo di una bufera dovuta alla polemica sollevata relativamente all’incidenza registrata nelle elezioni presidenziali negli Stati Uniti nel 2016.

Facebook, il social network creato da Mark Zuckerberg, deve affrontare un’enorme disputa legale perché accusata di uso indebito di dati personali. Secondo quanto rivelato da The New York Times, le informazioni di più di 50 milioni di usuari della rete sono state utilizzate con fini di propaganda politica con l’obiettivo ultimo di favorire la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016. Oltretutto, il giornale inglese The Guardian ha rivelato che la campagna a favore della Brexit è stata ugualmente largamente sostenuta proprio a causa della manipolazione di questi dati.

Chi c’è dietro tutto questo?

La consulente Cambridge Analytica è la prima accusata dell’utilizzo dei dati degli usuari senza permesso. La compagnia, incaricata di raccogliere e analizzare dati per la realizzazione di campagne pubblicitarie, ha ottenuto le informazioni degli usuari del social network e ha successivamente costruito un programma per profilare votanti individuali. In questo modo è stato possibile “attaccare” milioni di utenti di Facebook con messaggi pubblicitari politici personalizzati, il che avrebbe influito sulle urne per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2016 e nel referendum Brexit nello stesso anno, nel Regno Unito.

Dietro l’azienda si leggono vari nomi vicini all’amministrazione Trump. Il fondatore di Cambridge Analytica è il plurimilionario statunitense Robert Mercer, il cui operato ha accresciuto enormemente le donazioni alla campagna dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Un altro nome che compare nella direzione dell’azienda è quello di Steve Bannon, lo stratega della campagna elettorale del repubblicano che figurava anche come vicepresidente di Cambridge Analytica.

Mercher e Bannon si sono messi in contatto con Cambridge Analytica per la realizzazione di uno strumento capace di profilare i votanti alle elezioni presidenziali e, chiaramente, di influenzarne il voto. Dal momento che l’azienda non era in possesso delle informazioni sufficienti per l’incarico, è stata coinvolta la figura di Aleksander Kogan.

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Come sono state ricavate le informazioni?

Kogan è un professore dell’Università di Cambridge che nel 2014 ha sviluppato un sistema per ricavare dati attraverso una applicazione Facebook. I dati sono stati raccolti per mezzo di uno strumento inventato da Kogan, che funzionava allo stesso modo di un test della personalità che, una volta realizzato, consegnava le relative informazioni personali ad un database.

Facebook sottolinea che il professor Kogan aveva precisato che la raccolta di queste informazioni veniva realizzata con soli scopi accademici e che, nel 2015, quando il social network venne a conoscenza dei reali fini di queste operazioni, aveva sollecitato Cambridge Analytica ad eliminare le informazioni ricavate. L’azienda di consulenza, dal canto suo, nega di aver ricevuto questa segnalazione. Kogan ha spiegato di recente che, se anche all’inizio i dati venivano elaborati per fini accademici, dopo un aggiornamento delle condizioni, l’azienda aveva ricevuto l’autorizzazione per la vendita ed il trattamento dei dati. In ogni caso, alla fine i dati sono stati utilizzati al fine di realizzare la campagna politica di Trump e avrebbero influito sulla vittoria.

Che cos’ha fatto Facebook?

Tanto il Regno Unito quanto gli Stai Uniti sono sotto accusa per la cattiva gestione del social network e, soprattutto, per non essere intervenuti in alcun modo per evitare questa situazione. Facebook sostiene che “la gente ha consegnato le proprie informazioni coscientemente, nessuno si è infiltrato nel sistema e password e dati delicati non sono stati rubati” motivo per cui il social network ha agito nella norma. Il problema è che, secondo la stessa rete sociale, non è comunque possibile che un’applicazione abbia l’accesso all’informazione personale e, di conseguenza, non si spiega come l’applicazione di Kogan abbia potuto raccogliere i dati.

Secondo Facebook, nel momento in cui è stata sviluppata l’applicazione di Kogan, la configurazione della privacy dipendeva da ciascun usuario. Ovvero, era responsabilità di ogni singola persona fornire le proprie informazioni, così che non si è verificato alcun errore di sicurezza di rete. Comunque, quando Facebook si è reso conto delle operazioni di Cambridge Analytics, sostiene di averli sollecitati perché si cancellassero i dati informatici, nonostante questi non siano a quanto pare mai stati cancellati e si indaghi, oggi, proprio su questo.

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Come è esploso lo scandalo?

Il resoconto di Christopher Wylie, un lavoratore dell’Università di Cambridge è stata la chiave per scoprire l’uso indebito dell’informazione privata. Oltre alla sua testimonianza, Wylie somministrò ai governi del Regno Unito e degli Stati Uniti informazioni fondamentali per l’indagine. Dentro i documenti consegnati si distingue una lettera degli avvocati di Facebook in cui vengono sollecitati alla distruzione dei dati raccolti dall’azienda di Kogan.

I giornali The New York Times e The Observer hanno pubblicato un documento in cu veniva spiegato come la firma Cambridge Analytica aveva fatto uso di dati personali per favorire la campagna di Trump alla presidenza e l’esito della Brexit alle urne.

Quali sono le conseguenze?

Mark Zuckerberg, direttore di Facebook, è stato citato al Congresso dell’EE.UU. per scandalo di violazione di dati. Gli scandali relativi all’uso dell’informazione sono nuovi in casa Facebook. Comunque, questa volta, gli enti internazionali hanno risposto in modo deciso e si è peraltro registrato un grave calo in borsa. Il Parlamento Britannico ha chiamato in causa Mark Zuckerberg. Il primo ministro del Regno Unito, Theresa May, ha appoggiato l’indagine riguardo la questione e ha aggiunto che oltre a quelle condotte per mano del Parlamento, i responsabili dovranno aspettare l’indagine della giustizia. D’altra parte, Maura Healey, fiscale generale del Massachusetts ha aperto un’inchiesta sul caso in cui cita in causa tanto l’azienda di Zuckerberg quanto la consulenza di dati per rendere conto del trattamento dei dati personali.

Un fatto particolare che macchia l’amministrazione di Zuckerberg sono le dimissioni di Alex Stamos, responsabile della sicurezza di Facebook, in disaccordo con il trattamento di scarsa trasparenza della rete sociale rispetto all’implicazione russa nelle elezioni presidenziali del 2016 degli Stati Uniti.

Come risultato dell’indagine contro l’azienda, le azioni Facebook hanno registrato una strepitosa caduta in borsa da lunedì, giorno in cui si sono registrate perdite fino a $537.000 milioni. Questo segna probabilmente solo l’inizio di future perdite economiche per l’azienda per le multe che potrebbe dover pagare per la violazione al regolamento dell’informazione.

Qual è il ruolo di Facebook?

Il social network serve a promuovere servizi a determinati target nel rispetto dei tre compiti di profilare, orientare e persuadere. Se mai venissero confermate le accuse rivoltegli, Facebook avrebbe raggiunto un altro livello, arrivando a permettere che terzi orientino le decisioni politiche. In mezzo alla bufera che ha lanciato lo scandalo relativo alla campagna di Trump, è possibile che si registrino diversi cambiamenti per quel che riguarda la gestione della sicurezza di Facebook, con un incremento della privacy e della sicurezza dell’informazione.

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SEI UN VENDITORE CHE SI SA VENDERE?

Un venditore davvero bravo, oltre a fatturare, fidelizzare clienti ed essere alla ricerca di nuove opportunità di business, dovrebbe essere un’artista nel vendere sé stesso nel momento in cui si trova di fronte ad un’azienda con un buon prodotto e un ottimo mercato e che sta cercando nuovi collaboratori. Ma come è possibile dare la migliore immagine di sé in un mondo nel quale – a torto o ragione- sono in tanti a professarsi ottimi commerciali?

IL CURRICULUM VITAE PARLA PER TE (ALMENO ALL’INIZIO)

Nonostante negli ultimi tempi alcuni HR si oppongano al cv ritenendolo antiquato e limitante, di fatto è il primo approccio che un candidato – VENDITORE COMPRESO – ha nei confronti di un’azienda. La verità è che non è il cv ad essere uno strumento vecchio, ma piuttosto come è stato realizzato e cosa c’è scritto fanno la differenza. E per un commerciale che vive fra numeri e percentuali di incremento, obiezioni e situazioni inaspettate, è basilare che nel cv inserisca con particolare attenzione alcuni elementi.

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LE 4 COSE DA SCRIVERE NEL CURRICULUM VITAE DI UN VENDITORE

Ma vediamo adesso cosa deve scrivere un venditore nel proprio cv per vendere bene sé stesso:

  1. Numeri che mostrino fatturati e successi raggiunti, mettendo soprattutto in risalto gli incrementi di anno in anno (non voglio pensare che non ci siano stati incrementi!)
  2. Riportare, in modo sintetico ma incisivo, almeno un caso di successo per ogni azienda con la quale avete collaborato; all’affermazione “i casi di successo sono stati tanti, uno in particolare non me lo ricordo” sa tanto di chi di successi ne ha avuti pochi, e poi diciamocela tutta: come è possibile non rammentare una super vendita o un super accordo con un’azienda cliente? Come se Maradona non si ricordasse i suoi gol più belli!
  3. Inserire l’eventuale esperienza come coordinatore di risorse: quante erano, se la rete commerciale esisteva o l’avete costruita voi, tipologia di collaboratori e obiettivi raggiunti. Essere un bravo venditore che in più gestisce risorse è un super punto a vostro favore quindi scrivetelo, non date per scontato che un recruiter ci arrivi da solo.
  4. Evitate paroloni ormai stereotipati e che non colpiscono più nessuno, tipo ‘capacità di problem solving’, ‘leadership’, ‘team building’, etc perché ormai li usano tutti, soprattutto chi non ne conosce il significato; piuttosto inserite un caso vero, concreto, nel quale siete usciti dalla vostra zona di comfort e come avete fatto a sopravvivere. Raccontare in modo sintetico ma chiaro conferisce concretezza alla vostra persona e coinvolge chi legge al punto giusto per approfondire la questione.

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Una grande opportunità, ma occhio ai rischi: sua maestà e-commerce

Conosciamo ormai tutti le potenzialità di vendere online, però bisogna essere consapevoli di cosa si sta facendo per evitare che si faccia un investimento sbagliato per il proprio business

Secondo un importante report della Casaleggio Associati, si segnala che nel solo 2015 ci sia stato un aumento del +19% rispetto all’anno precedente con un fatturato complessivo di 28,8 miliardi di euro. Siamo parlando dell’utilizzo degli shop online da parte degli utenti. Questo dato sancisce l’inizio di una svolta che fa ben sperare tutti coloro che hanno deciso di puntare su questa strategia di vendita. Infatti, anche i rapporti del Consorzio Net, che realizza da tempo delle ricerche sullo stato dell’e-commerce, parlano di un trend positivo. Infine, i numeri del Centre for Retail Research che mostrano che tutta l’Europa è interessata a questo fenomeno, anche se tra l’Italia e Regno Unito, Germania e Francia c’è ancora qualche punto di scarto, nonostante la crescita.

UN FENOMENO IN CRESCITA COSTANTE

Gli studi e le ricerche, sono molto interessanti per capire l’entità del boom che ha interessato tutti i settori di mercato e tutte le fasce di età e status sociale. Inoltre negli ultimi 10 anni sono stati fatti passi da gigante se consideriamo le barriere infrastrutturali ed anche quelle culturali che bloccavano questo tipo di vendita; ecco perché molte aziende hanno cominciato a capire che per fare promozione in rete e provare a vendere beni e servizi, una delle strade più proficue passa dall’apertura di un e-commerce.

NON PENSIAMO CHE

Il web sia un posto magico dove tutto riesce e i guadagni crescono senza sosta; per saper sfruttare internet, servono competenze, studio, esperienza e capacità: il marketing online non si improvvisa. Un sito web fatto in maniera amatoriale, non porterà a nulla, un e-commerce aperto senza una strategia, è un negozio destinato a fallire.

Prima di tutto infatti, si tratta proprio di un’attività commerciale e come qualsiasi attività commerciale, è un investimento che può andare male. Seconda cosa, il web ha degli strumenti più abbordabili economicamente rispetto ad altri modi di fare marketing, ma non bisogna giocare al ribasso: il web marketing è un’attività importante e per questo bisogna investirci il giusto, cercando di trarre il meglio dalle proprie scelte.

Un e-commerce va fatto con un minimo di criterio, e soprattutto accompagnato da una campagna comunicativa che ne esalti le caratteristiche, è fondamentale tenerlo in considerazione. Per fare un semplice esempio, se avessimo un normale negozio, nell’ambito della nostra strategia di marketing potrebbe bastarci (condizionale doveroso) aprire la nostra attività in una delle principali vie dello shopping cittadino e limitare le strategie di promozione preoccupandoci sostanzialmente di fare al meglio le vetrine e tralasciando gli altri aspetti della pubblicità come volantini, cartelloni, spazi sui media locali etc.; al contrario, se stiamo online, possiamo fare anche il miglior e-commerce, e rendere le nostre vetrine online le migliori, ma se nessun utente ci “capita davanti”, sarà solo un fiore in mezzo al deserto. Questo significa che occorre una promozione costante, e investimenti mirati; d’altro canto il nostro shop non ha potenzialmente limiti geografici e potremmo pensare di vendere anche su mercati esteri.

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OCCASIONE INTERNAZIONALE

A questo proposito, una delle migliori opportunità del web è l’internazionalizzazione. Sempre riguardo ai report di cui si parlava in precedenza: molti degli affari migliori per un e-commerce, provengono dal mercato internazionale. Insomma, pensare al solo mercato italiano potrebbe essere limitante. Ovviamente dipenderà anche da che tipo di prodotti e servizi si vendono, ma in generale allargare i confine potrebbe essere una carta vincente.

Lo so che state pensando ai grandi colossi come Amazon o Zalando, giusto per citarli alcuni, ma in realtà il trucco sta proprio nel differenziarsi da questi ultimi, vendendo prodotti unici ad una nicchia forte di mercato: il prodotto generalista, o che si pone come tale, non è destinato a sopravvivere. Un brand forte e ben posizionato sul mercato, non ha nulla da invidiare agli irraggiungibili mostri sacri del web. Questo è anche il bello della rete.

Leggi E-commerce e negozio tradizionale: costi a confronto

CREARE FIDUCIA

Una delle cose principali da comprendere per vendere i nostri beni al meglio, è quella di cercare il più possibile di abbattere le barriere fisiche tra noi e il potenziale cliente. La persona che consulta il nostro catalogo online, sarà sempre influenzata dal fatto di non poter toccare con mano e edere del vivo ciò che compra. Il nostro obiettivo quindi, deve essere quello di abbattere la distanza tra prodotto e utente, dando spazio a contenuti che creino empatia, e siano stimolanti per l’acquisto finale.

I nostri prodotti sono mediati dallo schermo di un computer, ma noi possiamo essere semplicemente noi stessi, magari mostrando immagini dei nostri uffici, i volti dei membri dello staff, le recensioni di altri che hanno acquistato presso il nostro shop. In questo modo l’utente sarà ben disposto verso di noi e potrà quindi avere fiducia in ciò che gli stiamo proponendo.

Leggi anche E-commerce: tutti i consigli per vendere i propri prodotti online

È necessario anche rendere sicuri i clienti sulla trasparenza dei pagamenti online, sulle politiche di reso e soprattutto bisogna avere un efficiente customer care; per qualsiasi dubbio o domanda, rispondete in modo cordiale e in tempi ragionevoli.

Infine, per ottenere un servizio adeguato alla vostra clientela, scegliete un team di esperti nella costruzione e nella gestione di un e-commerce. MG Group Italia è la web agency (con varie sedi, tra le quali è presente anche la web agency a Piacenza), che permetterà al vostro business di avere risultati convincenti dalle vendite online. Per ulteriori informazioni il nostro numero è 0577 1516860.

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Ascolto attivo: la base del venditore perfetto

Quante volte vi è capitato di parlare con qualcuno che non aveva la pazienza di ascoltarvi? Che magari vi interrompeva, era distratto e non teneva conto di quello che gli stavate dicendo? Di sicuro questo interlocutore, molto concentrato su sé stesso e sulle sue cose da dire, piuttosto che sulle vostre, non sarà mai un bravo venditore!

ASCOLTO ATTIVO E VENDITA

Saper ascoltare attivamente vuol dire fare l’opposto di quello che ho appena detto: significa infatti concentrarsi su ciò che l’altra persona ci sta dicendo e in più osservare tutto quello che fa da cornice alle sue parole, come gesti, tono della voce e postura. Solo avendo un atteggiamento di questo tipo potrà crearsi un legame empatico, con il quale emergeranno anche le emozioni del nostro interlocutore. A questo punto immaginatevi un venditore che mette in atto proprio questo: ascolta attivamente e si concentra sulle esigenze del cliente, senza la fretta di concludere un affare, ma con la pazienza di creare un legame molto più profondo e duraturo nel tempo, avendo dato le giuste soluzioni proprio perché ha saputo ascoltare i bisogni!

DALL’ASCOLTO ATTIVO AL DIALOGO STRATEGICO

Se il venditore è un professionista fino in fondo, oltre ad ascoltare attivamente, deve rendere il dialogo con il cliente strategico, e ottenere ancora più informazioni oltre a quelle che gli vengono date. Per questo è fondamentale che ponga le giuste domande, che dovranno essere aperte, e per chiarire le questioni confuse proporre un paio di soluzioni all’interno della domanda stessa.

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La verità è che un venditore che usa l’ascolto attivo non sarà mai abbandonato dai suoi clienti: li fidelizzerà perché loro si sentiranno capiti, coccolati e semplicemente ascoltati, ed avrà reso questa capacità una delle fonti più solide del suo business.

PIU’ ASCOLTO ATTIVO, MENO CONCORRENZA

Ascoltare attivamente quindi, come abbiamo detto, significa fare un cliente nostro fino in fondo. Vuol dire essere ritenuti, come venditori o consulenti, punti di riferimento in un panorama ricco di professionisti che vendono lo stesso prodotto e magari a un prezzo inferiore. Ma come è possibile ridurre la concorrenza? Di sicuro se il venditore sarà stato bravo nel creare empatia con il cliente, questo non lo abbandonerà mai per il ‘primo che passa’, ma sarà disposto a seguirlo anche se il suo prezzo è un po’ più alto, perché il valore del rapporto umano creato renderà il nostro venditore unico nel mercato.

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Come funziona Google AdSense? Ecco come usarlo

Non stai guadagnando il reddito che pensavi di ottenere dal tuo sito web? Potrebbe essere il momento di imparare ad usare questo strumento

Non importa per quanto tempo il tuo blog o sito è stato sul web, e che tipo di azienda possiedi, puoi imparare a conoscere Google AdSense comprendendo come funziona e come è possibile massimizzare i tuoi guadagni attraverso di esso.

In molti sostengono che AdSense sia una delle piattaforme pubblicitarie più semplici da apprendere, ciò però non significa che non esistano alcuni accorgimenti in grado di aumentare i tuoi profitti. Questa breve e utile guida si pone come obiettivo quello di rispondere alle tue domande e potrà essere utile per capire le potenzialità di un’applicazione che permette di generare guadagni passiva partire dal tuo sito o blog.

CHE COS’È GOOGLE ADSENSE?

In parole molto semplici si tratta di modo per monetizzare il tuo sito che paga in relazione alle visite e ai clic che gli utenti fanno sugli annunci pubblicitari, inseriti nelle tue pagine web. Ti sarà capitato milioni di volte di vedere i blocchi pubblicitari nell’intestazione, nella barra laterale o nel piè di pagina. Non sono sempre annunci Google AdSense, possono appartenere anche ad altri gestori, tuttavia il programma continua a essere una delle piattaforme pubblicitarie più popolari per i proprietari di siti web.

AdSense ha alcune regole perché funzioni in maniera ottimale; farsi aiutare da un team di esperti per capirne i meccanismi è sicuramente la scelta più giusta. Quel che è importante sta nel fatto che si tratta di un modo semplice e sicuro per monetizzare un sito.

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CHI PUÒ USARLO?

Chiunque abbia almeno 18 anni e sia proprietario di un sito web, che sia in linea con i requisiti richiesti dal programma, può registrarsi e ricavare profitto da AdSense. I criteri riguardano soprattutto il contenuto del sito: deve avere post, articoli, foto o video originali, che non siano violenti, razzisti o non adatti alla pubblicazione. In generale quasi tutti i proprietari di un sito possono iscriversi alla piattaforma.

COME GUADAGNARE DA ADSENSE?

Esistono due modi in cui puoi guadagnare investendo annunci AdSense sul tuo sito:

I clic, vieni pagato per le persone che fisicamente cliccano sull’annuncio e si collegano al sito web dell’inserzionista.

Le impressioni, vieni pagato per il numero di visualizzazioni di pagina della tua pagina o del post con l’annuncio.

Importante da sottolineare il fatto che la tecnologia AdSense è avanzata, in quanto mostra ai tuoi visitatori annunci mirati ai loro interessi. Dal momento che il tuo pubblico vede gli annunci focalizzati su ciò che gli piace, è più probabile che faccia clic sui tuoi annunci. Qui scatta il ritorno economico.

Puoi ottenere risultati anche quando il tuo pubblico non fa clic, attraverso le impressioni, ma in misura minore rispetto alla modalità precedente. Perché AdSense ti faccia guadagnare denaro, è una buona idea avere un pubblico fedele, contenuti di prima qualità e perfette tecniche di ottimizzazione SEO (Search Engine Optimization).

L’IMPORTANZA DELLA RICERCA DI KEYWORDS

Buone pratiche SEO aiutano ad attrarre e coinvolgere gli utenti tramite i tuoi contenuti, per aumentare le visualizzazioni di pagina. La spina dorsale della SEO è basata sulla ricerca di parole chiave. Per quanto riguarda la monetizzazione di Google AdSense, tutte le parole chiave non hanno la stessa efficacia.

Il trucco è trovare keywords altamente remunerative attraverso una serie di ricerca mirate. Per farle è necessario innanzitutto conoscere il tuo pubblico e le parole che potrebbero utilizzare per trovare contenuti che gli interessano. Se possiedi un’azienda di mobili su misura, ad esempio, i tuoi clienti probabilmente cercano cose come “mobili fatti a mano” o “mobili personalizzati”. Capire il tuo cliente ti dà un’idea delle parole chiave da indirizzare e del contenuto da creare.

Quindi, concentrati sulla creazione di contenuti che ti consentiranno non solo di essere trovati attraverso le tue parole chiave, ma anche di far crescere e tornare il tuo pubblico.

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L’IMPORTANZA DEL POSIZIONAMENTO DEGLI ANNUNCI

Potresti pensare di mettere  banner in qualsiasi posto sul tuo sito web per guadagnare clic, ma posizionare annunci in modo casuale può avere un effetto negativo sulla monetizzazione. È abbastanza ovvio che gli spazi migliori per i tuoi annunci dipendono dal design e da ciò che pubblicizzi nel tuo sito web.

Cerchiamo di capire meglio. Posizionare troppi annunci può essere un disincentivo per i visitatori e potrebbe far sì che non vengano presi in considerazione. Inoltre, rende il tuo sito web poco professionale agli occhi del pubblico, che è la cosa peggiore per un’azienda.

I tuoi annunci aiutano il tuo lettore? Gli annunci AdSense non devono essere posizionati solo in vista della monetizzazione; dovrebbero anche interessare il tuo lettore e essere accattivanti: posizionali in aree in cui è probabile che l’attenzione del pubblico sia attratta mentre naviga.

Al contrario, se un utente deve scorrere troppo per trovare annunci, allora non stai ottimizzando il posizionamento al meglio.

QUANTO SI PUÒ GUADAGNARE CON ADSENSE

Come funziona Google AdSense per ottenere rendite passive decenti? Dipende da quanto ci metti. Puoi fare più soldi con i clic che con le impressioni, ma i clic di solito sono più difficili da avere rispetto alle impressioni. Anche i pagamenti con clic su pubblicità differiscono in relazione a quanto paga l’inserzionista.

Per guadagnare il più possibile da AdSense, utilizza ricerche di parole chiave appropriate per attirare visitatori nei tuoi contenuti ottimizzati e coinvolgenti. Inoltre, gioca con il posizionamento degli annunci: prova una configurazione per un mese e poi passa a un’altra il mese successivo, finché non trovi il posizionamento dell’annuncio ottimale per il tuo sito web.

COSA EVITARE

Per avere risultati migliori, tieni traccia dei tuoi annunci. Non succede spesso, ma potresti cadere vittima di un abuso di clic, cosa che accade quando qualcun altro fa continuamente clic sui tuoi annunci per compromettere il sistema. Se hai un improvviso aumento dei clic, prova a controllare le statistiche del tuo sito per vedere da dove arriva l’abuso. Per risolvere il problema, invia una email ad AdSense. Inoltre, assicurati di non fare clic sui tuoi annunci, allo stesso modo, non chiedere ai tuoi amici o parenti (o colleghi, conoscenti di Internet o alla tua rete) di fare clic sui tuoi annunci perché in questo modo potresti anche essere bannato.

Come puoi vedere, Google AdSense è un ottimo modo per guadagnare un reddito passivo online, ma solo se fatto correttamente. La ricerca per parole chiave è una delle cose più importanti che puoi imparare a spostare le tue entrate da AdSense da centesimi al mese a più. Per un’azienda è sempre fondamentale affidarsi a chi sa come usare strumenti di questo genere. MG Group Italia può fare la differenza per la monetizzazione del tuo sito web, come? Chiama per scoprirlo 0577 1516860.

Abbiamo anche una sede a Piacenza, sei del territorio? Scopri la nostra web agency a Piacenza per la crescita del tuo business!

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Rendi internazionale la tua azienda esportando grazie al Web

L’internazionalizzazione di un’azienda, ovvero l’estensione della sua presenza sui mercati esteri tramite il web, per molti sembra essere un privilegio relegato alle grandi aziende dotate di un brand molto forte.

Questo preconcetto va subito sfatato, perché anche le PMI possono iniziare il processo di internazionalizzazione della loro attività.

L’internazionalizzazione e i processi per sviluppare business all’estero

Cos’è innanzitutto l’internazionalizzazione? Consiste in una serie di processi che hanno come obiettivo quello di vendere i prodotti e i servizi di un’azienda sui mercati internazionali.

Chi decide di intraprendere questa via, deve arrivare ad internazionalizzare la propria attività. Deve imparare a renderla competitiva, cercando di guardare ben oltre il mercato locale dove è abituato ad operare.

Se hai deciso di fare questo passo, devi avere ben chiare le idee su come puoi sviluppare il tuo business all’estero, verso quali paesi orientarti e con quali strategie.

Questo processo deve riguardare il sito web dell’azienda e i canali social. Un’efficace strategia di internazionalizzazione parte da un sito web che sia spendibile anche su altri mercati.

Asserire che, per allargarsi sui mercati esteri, basta il sito web italiano della propria azienda, è quanto mai presuntuoso. Stesso giudizio anche per chi non va oltre il minimo indispensabile e si limita a tradurre i contenuti del sito in lingua Inglese.

Partire da un sito web su misura per il mercato internazionale

Conviene affidarsi alla consulenza di un professionista che possa guidarti su come strutturare il tuo sito web per trasformarlo in un centro comunicativo, così da aiutare l’azienda a sviluppare le opportunità offerte da un mercato globale.

Non sarà sufficiente tradurre i contenuti del sito web, bisognerà instaurare un forma di comunicazione che possa relazionarsi con il paese a cui intendi rivolgerti. I contenuti andranno quindi non solo tradotti ma anche rivisti per adattarli alla diversa cultura e legislazione.

ll marketing internazionale richiede un’ampia visione del mercato a cui ci si rivolge. E’ necessaria una profonda conoscenza della cultura locale, delle leggi vigenti e del tipo di economia presente.

Volersi affacciare sui mercati internazionali attraverso il web richiede contenuti madrelingua. Bisogna creare strategie comunicative efficaci perché il messaggio possa arrivare con efficacia ai mercati di destinazione.

I contenuti dovranno essere su misura, di valore e di facile accesso. Il web marketing andrà sviluppato intorno alla base culturale del paese straniero di tuo interesse.

Uno strumento molto apprezzato a livello globale e complementare al sito web è il Blog. Andrà curato e aggiornato con frequenza. E’ un mezzo di comunicazione che trasmette passione ed entusiasmo, creando un reciproco senso di appartenenza tra azienda e cliente.

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La visibilità parte dai motori di ricerca

Grazie al web, anche una piccola azienda può diventare, senza grandi investimenti, una protagonista del mercato internazionale e rendere visibili i propri prodotti e servizi in ogni angolo del pianeta.

Un sito multilingue ben fatto è la base di partenza, che deve essere seguita da una strategia SEO internazionale. La ricerca delle keyword deve essere elaborata per ottenere il miglior posizionamento sui motori di ricerca stranieri.

Per posizionarsi bene sulla SERP di un motore di ricerca straniero, è necessario un sito multilingua che offra informazioni geolocalizzate.

Per guadagnare posizioni e visibilità un ottimo mezzo è la pubblicità PPC internazionale.

Gli articoli del sito e del blog devono essere creati per attirare l’attenzione e coinvolgere persone che hanno usi e costumi diversi.

I Social Media all’estero, non sempre funzionano nello stesso modo che in Italia

I social media rappresentano in tutto il mondo un potente canale di marketing. Prendiamo ad esempio l’enorme potenziale degli annunci pubblicitari su Facebook, oppure l’opportunità di creare relazioni commerciali su LinkedIn, per trovare partner o collaboratori, nei paesi dove intendiamo esportare il nostro business.

Inoltre, ricorda sempre che i Social portano traffico verso il sito aziendale

Grazie ai Social potrai fidelizzare clienti raccogliendo domande e suggerimenti e sarai in grado di seguire i trend del mercato che ti interessa

I canali Social, sono un ottimo strumento per portare all’internazionalizzazione dell’azienda, ma vanno usati nel modo corretto, seguendo una strategia che si adegui al mercato estero di riferimento.

Non tutti sanno che i Social sono poco utilizzati in Russia, mentre Facebook è addirittura interdetto in Cina.

Detto questo, ne consegue che ogni prodotto o il servizio dovrà essere presentato in maniera differente per ogni mercato.

Anche una piccola azienda può decidere di esportare in tutto il mondo

Chiunque decida di internazionalizzare il proprio business sarà ben consapevole che il Made in Italy è riconosciuto a livello mondiale e soprattutto alcuni settori merceologici rappresentano l’eccellenza.

Documentarsi su internet e attraverso consulenze esterne diventa fondamentale per chi decide di esportare all’estero e vuole sapere i gusti e i bisogni dei suoi potenziali clienti stranieri.

Un’attenta analisi del comportamento degli utenti e la tracciabilità delle loro azioni permettono di acquisire informazioni preziose per capire le dinamiche commerciali del web nei mercati esteri.

Affidando l’analisi del mercato di interesse a specialisti del settore ti darà la possibilità di valutare il potenziale che il tuo prodotto o servizio avrà sul mercato di destinazione.

Devi farti conoscere, aumentare la tua visibilità e raggiungere i potenziali clienti che stanno già quello che vendi.

Per prima cosa sarà quindi opportuno identificare i mercati nei quali il tuo prodotto avrà più possibilità di essere venduto.

Una volta identificato, dovrai informarti sulle normative locali, anche quelle fiscali, sulla concorrenza, e sulla convenienza a livello di costi di spedizione. In questo modo, è possibile impostare un’efficace strategia di web marketing internazionale, perché la tua azienda abbia successo

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Strumenti e strategie per avere successo sui mercati di tutto il mondo

Se analizzi i volumi di ricerca delle keyword, puoi scoprire i bisogni degli utenti.

Le competitività delle keyword cercate nei motori di ricerca, insieme ai risultati di Google Trends, ti forniscono aiuto per scoprire le tendenza di ricerca in un’area geografica e la loro stagionalità.

Per pianificare una fase complessa come questa, sarà necessario misurare nel tempo i risultati ottenuti così da poter portare correzioni alle azioni intraprese.

I clienti, a seconda del paese di appartenenza e alla loro cultura, hanno esigenze diverse. Un’attività di web marketing destinata al mercato internazionale deve portare valore e contenuti utili per poter concentrare l’attenzione sul cliente.

Per avere successo nel processo di internazionalizzazione è necessario identificare le giuste strategie, partendo dai canali sui quali si vuole operare. Dopo aver identificato il target e avendo di conseguenza adattato i contenuti, sarà il momento di stabilire gli obiettivi e definire il budget a disposizione

Se stai pensando che è arrivato il momento per la tua azienda di esportare e vendere all’estero, non esitare a contattarci.

Mg Group, una delle migliori web agency a Piacenza, saprà mettere a tua disposizione esperti che saranno in grado di seguirti nel percorso di internazionalizzazione della tua azienda.

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